Perché è smarrito il senso delle cose
e senza luce e vuoto il dimorare.
L’illusione ostinata si allontana,
svanisce nell’opacità del lume.
Come danza estenuata si avvolge
il continuo divenire delle cose.
Resti nell’ombra tu, ma non perdoni
quando si fa più raro il respirare
e non c’è canto in questo sprofondare
Un rossore di luce vesperale sorrade la poesia di Mara Muti, come a indicare al lettore la cifra di un abitare il mondo che consiste in una sobrietà espressiva e in una vocazione comunicativa non aliene, tuttavia, dalla capacità di nominare il male del mondo, di darne conto attraverso una parola che sia non soltanto testimonianza, ma anche superamento e riscatto nella invocazione sussurrata con pudore e, insieme, con forza a una superiore civiltà dello spirito in grado di opporsi al sangue e alle rovine della storia, agli abissi d’orrore spalancati dalla sofferenza e dalla morte. Libro di profonda religiosità, si vorrebbe dire di creaturale pietas, Il gesto sorpreso del tempo rivela la maturità di una voce poetica che, nella lezione di Giovanni della Croce e Clemente Rebora, interroga il divino nel buio dell’umana prigione di silenzio.