I cavalieri che guardavano il cielo

Autore:

Narrativa, Narrativa, Altre/Storie, Altre/Storie, Romanzi

«Allora Max, sei pronto a diventare un cavaliere di Gisors?» mi chiese il Gran Maestro con solennità. «Sentite ragazzi – cercai di non sembrare troppo strafottente – non è che voglio offendervi, ma sinceramente, delle vostre cerimonie pittoresche…». Giorgio mi gelò con lo sguardo, sguainò la spada medioevale che teneva ancorata alla forcella della moto ed esclamò con un tono di voce che non lasciava spazio a interpretazioni: «La nostra regola al terzo articolo Poena et supplicium prevede che chi rifiuta l’investitura della spada, dalla stessa debba trovare la morte!… In altre parole – cercò di spiegare Vittorio – non hai scelta. Del resto devi comprendere la nobiltà di quello che facciamo: dispensiamo giustizia e purezza con la lama delle nostre spade, purifichiamo col fuoco e difendiamo i timorati di Dio». «Su questa ultima affermazione, avrei qualcosina da obiettare, non mi sembra che sia molto cristiano ammazzare la gente in giro per la strada!» «Siamo in guerra e quindi dobbiamo combattere e poi, non hai mai sentito parlare dei cavalieri delle crociate o dei templari?» cantilenò fastidiosamente il moicano mentre giocherellava con il suo medaglione. «E tu? Non sai che siamo nel duemiladodici e non nell’anno mille? Ti hanno informato che le streghe diventano cantanti pop e la legna per il rogo la usano per fare le pizze? E cosa dovrei fare? Incidermi il braccio e mescolare il mio sangue col vostro?». … Avrei voluto mandarli a stendere tutti e due ma fu più forte la curiosità di vedere cosa avevano in serbo per me e del resto, diciamola tutta, non capitava così facilmente di ricevere l’investitura di cavaliere. … Il rito stava per iniziare. «Cadetto Massimo Porti – ordinò il Gran Maestro - fatevi avanti! Siete pronto a diventare un Cavaliere di Gisors?».

In una serata peggiore delle altre, Massimo Porti trascina i cocci della sua esistenza da un pub a un altro. Il risultato è scontato: una sbornia memorabile. Durante il suo confuso girovagare però, scambiandolo per il suo, Max si appropria del cappotto di un altro avventore: un equivoco che lascerà il segno incidendo indelebilmente l’esistenza del protagonista e che lo porterà a vivere un’avventura inimmaginabile percorrendo strade a lui sconosciute. Nella tasca di quel cappotto infatti, Max trova un manufatto di origine nazista, che scoprirà essere al centro di una complessa e affannosa attività di ricerca.

 

Un fantasy metropolitano dal tono notturno e grottesco, una folla di personaggi eroici e strampalati che si muove nella periferia urbana e sociale, sostenuta da ideali confusi che pur cercano una loro supremazia: la scienza contrapposta all’umanesimo, il pragmatismo al romanticismo.

 

È possibile che Ahnenerbe, la società nazista per la ricerca dell’eredità ancestrale sia ancora operativa? Ci si può fidare di un branco di disperati che si fanno chiamare Cavalieri dell’Ordine di Gisors, che seguono regole anacronistiche e montano rombanti Harley Davidson al posto dei cavalli? E qual è il ruolo di Adelina tota Perino, lucida novantenne di Collegno? È possibile che la Certosa nasconda ancora dei segreti?

Sarà Max in prima persona a rispondere via via alle domande; se concluderà il suo racconto vorrà dire che ancora una volta avrà portato a casa la sua pellaccia.

Anno edizione

2013

In commercio dal

15/11/2013

Anno edizione

2013

In commercio dal

15/11/2013

Pagine

168

EAN

9788866081201

Pagine

168

EAN

9788866081201

Share