Diciotto monumenti per Milano

Il Grande Toscano di Igor Mitoraj mi piacque subito, stranamente pure così, senza capelli e senza occhi, che sono le due cose che mi attirano di più in una persona. Ma quello doveva essere un pomeriggio particolare: io che non sono certo un modaiolo e che mi vesto un po’ come capita, tornai a casa con dei mocassini inglesi che valevano metà stipendio. Sì, lui mi piacque subito, e per sempre. Il fatto che sia lì dal 1986, l’anno della mia nascita, me lo rende ancor più affine. Siamo arrivati insieme a Milano, io per occupare il mio posto nel mondo e lui per esibirsi nel suo. Ho preso l’abitudine di andare a trovarlo una volta al mese, mi fermo a pranzare nel bar della piazza così posso stargli vicino, ormai conosco ogni centimetro della sua carne di bronzo. E anche lui sa tante cose di me, gliele racconto mentre la gente gli fa le foto, perché è proprio bello e viene bene con l’arancione della chiesa sullo sfondo. Per anni è stato un mistero, masticavo roastbeef d’inverno e bresaola d’estate e mi facevo un sacco di domande, osservandolo. Quella testa, nel posto che è destinato al cuore, che cosa significa e perché si trova lì? È semplicemente un simbolo per chi antepone la ragione ai sentimenti o viceversa celebra coloro che ragionano con il cuore? ...

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