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Narrativa, Le nostre storie
La tavola era stata imbandita all’aperto, data la bella giornata, e benché essa fosse riparata dall’ombra dei grandi alberi del parco, le sue suppellettili brillavano al sole di settembre. Naturalmente ognuno di noi aveva il suo posto assegnato, ma il convito voleva essere una colazione campagnola piuttosto che un pranzo formale. Questo non impedì alla padrona di casa di servire come entrées tutti i cibi più moderni e alla moda, in attesa del piatto forte più campagnolo e più alla moda di tutti. Immaginate, gentile Amico, il Piemonte del primo Settecento, e quanto ognuno di noi, magari indifferente alla vista di un fagiano farcito, potesse essere sorpreso e incuriosito davanti a una semplice patata! Così potemmo gustare questo tubero, ben cotto perché qualcuno credeva ancora che lo si mangiasse crudo. Lo stesso dicasi per le tomate o tomatiche, che in buon italiano si chiamavano pomi d’oro o pomodori; questi erano crudi e serviti con una salsa detta Mayonnaise, che veniva dalla Francia. Non era frequente nutrirsi di questi cibi, e quindi i commenti erano più che compiaciuti (e compiacenti: “che bravo cuoco, che splendida padrona di casa” e via di seguito). Ed ecco che arrivò, portata da due valletti su una grande guantiera, quella che pareva una montagna gialla semicoperta e circondata da uccelletti ben dorati. Il granturco, che molti credevano provenisse dalla Turchia, era invece arrivato dalle Americhe da poco più di un secolo. Dalla sua farina si ricavava la famosa polenta, che era un cibo popolare, ma non sgradito nemmeno ai palati più raffinati. Per ingentilirla, e insieme aumentare il suo scarso potere nutritivo, era invalso l’uso di accoppiarne la presenza a quella di vari tipi di piccola cacciagione: ed ecco la polenta co’i osèi, che era ormai diventato uno dei piatti nazionali della Repubblica Serenissima.
C’era una volta il Settecento
Racconti di:
Giusi Audiberti, Gian Vittorio Avondo, Enrico Chiaves Marchesi, Donatella Garitta Saraqcino, Marisa Porello, Lidia Prunotto, Rossana Repetto, Pietro Terzolo,
Il Settecento in Piemonte: un caleidoscopio di personaggi, di eventi, di luoghi, di usanze. Otto scrittori, mescolando e alternando narrazione storica e invenzione fantastica, fanno rivivere momenti e figure del “secolo dei lumi e delle rivoluzioni” negli Stati sabaudi, dispiegando dinnanzi agli occhi del lettore un ventaglio di emozioni e sorprese, di orrori ed eroismi, di avventure e di sogni.
Anno edizione
2009
In commercio dal
15/07/2009
Anno edizione
2009
In commercio dal
15/07/2009
Pagine
120
EAN
9788895899374
Pagine
120
EAN
9788895899374
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