Il vizio del dubbio

... Giulia avrebbe voluto dirgli che le sarebbe piaciuto vedere la torretta uno dei prossimi giorni, ma lì per lì le sembrò fuori luogo e lasciò perdere. Fu lui che, mentre lei si stava allontanando, le gridò: «Se vuole l’accompagno fin su dove è successo, tanto non gliene importa più niente a nessuno». Sembrava quasi un grido di dolore, disperato. Giulia si girò, lo guardò in silenzio e tornò indietro. Semplicemente. Pazienza, sarebbe rientrata tardi in ufficio. Passarono da un’altra scala, a chiocciola, che saliva con curve strette. Martin la precedeva, in silenzio. Arrivarono in cima con il fiatone, ma lo spettacolo valeva la pena. La vista sui tetti dei palazzi circostanti, e non solo, era mozzafiato. La torretta aveva una base quadrata circa quattro metri per quattro, lo spazio era circondato da un muretto alto circa un metro e venti centimetri. La visuale spaziava in ogni direzione, si vedevano le montagne della Val Susa, Superga, la Mole e in lontananza persino il Monviso. Stettero in silenzio un bel po’, poi Giulia chiese: «Tu la accompagnavi?». «Qualche volta, non sempre. Quando venivo mi indicava i monumenti, le vie, le piazze. Spesso però saliva da sola, le piaceva, diceva che era tranquillo e che la rilassava».

Il vizio del dubbio