Appartenere

Poesia, La Mandetta

Appartenere, è davvero un infinito; si giunge, si vede e poi si perde. Un tappeto scostato dall’altro una finestra riparata una tenda non lavata la mia sveglia che ti desta non può essere questo, appartenere. Nella paura si nasce ma il coraggio si impara nello stringere un corpo nel cadere dove è buio il sentiero ma il sentire fa da sponda ai gesti che ci sono cari e non serve davvero un infinito appartenere per scegliersi.

Appartenere accompagna il lettore nella dimensione più profonda e segreta dell’animo dell’autore, illuminando il suo desiderio di radicarsi nelle cose di ogni giorno, arginando l’incombenza della solitudine e del vuoto grazie alla presenza dell’essere amato e all’inesausta vocazione per la poesia.

Vladislav Chodasevič scrive: «Ardenti, sconnessi discorsi! / Dove nulla è dato capire, / ma il suono è più vero del senso, / la parola più forte di tutto». Ebbene, in Appartenere, Giacomo Rossi Precerutti dà conto di un affascinante e, insieme, doloroso percorso interiore alla ricerca di quel senso che, grazie alla parola, si possa costituire in fragile certezza per tenerci ancorati all’informe involucro del qui e ora. Tale itinerario si presenta innanzi tutto nelle forme del nostos di classica memoria, che qui riconduce ai territori di un’infanzia perduta per sempre e di una «giovinezza ormai straniera». Quale può essere, dunque, la risposta alla dissipazione dell’oggi, all’affacciarsi della minaccia del niente? Certo, l’accettazione della «domestica / prudenza di abitare», che consiste nell’aderire non senza sforzo alle cose di ogni giorno, in una sorta di nietzscheana fedeltà alla terra, inverata e in un certo modo difesa dalla rassicurante vicinanza dell’essere amato, di là dalla buia cortina di silenzio che imprigiona in una solitudine immedicabile («i miei gesti / d’amore sono quei silenzi offerti / a chi mi trattiene dal vuoto»). Ma soprattutto è la fede – eretica, sempre sul punto di essere rinnegata, ma tenacemente propugnata – nella scrittura a sconfiggere, seppur provvisoriamente, la vertigine dell’impermanenza, il diluvio annientante del tempo («muoio ogni istante in cui / chiudo la mia pagina»). Appartenere è perciò vocazione e destino, scegliere e scegliersi, «barcollare /in un rumore nuovo, immobile / cogliere ciò che si sbriciola».

Anno edizione

2024

In commercio dal

05/04/2024

Anno edizione

2024

In commercio dal

05/04/2024

Pagine

71

EAN

9788866085539

Pagine

71

EAN

9788866085539

Share