Di sera viene, puntuale
con aria quasi francescana
docile a volte
altre
famelico ringhiante dove
siedo al chiardistelle.
I suoi occhi dicono
avventure antiche
amori dispersi
rimorsi
il lento sgretolamento del mondo
sotto tutti gli orizzonti.
Ascolto il suo silenzio.
Non ho paura.
Lui non ha paura di me.
Come recita il titolo della raccolta è l’amore il protagonista di queste rime, ma un amore in senso lato che comprende molte sfumature dell’amore romantico ma si allarga, agli amici, alla terra, alla memoria della gioventù, e non solo.
Una raccolta suddivisa in quattro parti, l’ultima delle quali riservata a delle prove in dialetto, in cui i versi di Michele Lepore costruiscono ritratti e paesaggi, suggestioni di oggi e di ieri che affondano le loro radici nella classicità. Affiorano fra le pagine giorni giovanili e amici lontani, amori finiti e affetti profondi che il destino ha diviso, quadretti di paese e allegorie suggestive sul tempo che passa, sulla solitudine e sull’avvicinarsi de proprio compimento. Ma tutte le riflessioni, profonde e accorate, vibrano in una scrittura pittorica in cui non manca alcuna sfumatura dell’universo: stelle e foreste, onde e canto degli uccelli, sfolgorare del sole e fruscii dei viventi permeano ogni lirica sciogliendo dell’immensa bellezza del creato le cose perdute, la crudeltà dell’oggi e le inquietudini del domani.