Eva Mollities

Così parlò mollezza di mente

Autrice:

Saggistica, Le opinioni

Nelle riunioni pubbliche le donne si osservano, si scrutano come in un campo di battaglia, prendendo le distanze dal loro modo di stare nel privato, quasi volessero dimenticare di essere “madri” nel senso di autrici del dono. “Non nel senso di un utopico altruismo ma di una “bisognosità” che spinge la donna a riconoscere l’altra producendo così un’intima alleanza tra desiderio e cura”, tra passione e politica, tra ri-conoscimento e necessità di operare scelte pubbliche per sé e per le “altre”.

Donna, Stato, Chiesa.  Tre capitoli per capire dove trovarmi o se hanno trovato loro me e in che modo.

Tre ambiti segnati da un’esilarante celebrazione di uguaglianza: la donna è uguale all’uomo – siamo tutti uguali – siamo uguali a Dio.

Dunque, una relazione meccanica tra l’uguale, che come un ripetitore porta la corrente elettrica nelle case per dirti che non sei al buio, e il diverso che, in chiave molto spesso negativa, celebra il mondo degli invisibili. Il privato è licenziosità dell’invisibile.

Siamo uguali ma diversi. Aequalis a chi? E a cosa?

A furia di sentirmelo dire, ho inciampato nella mia incongruente diversità. E infatti, scartabellando nella storia dei replicanti, dagli antichi alla post-modernità, mi sono sentita “attribuita”, nell’uguaglianza latitante, geograficamente in basso, morfologicamente cosa, molto spesso vittima. Poi, come per miracolo, ho rintracciato in altre donne la stessa solitudine, a volte la stessa voglia di volermi sentire parte del mondo, e allora ho deciso di conceder-mi più parole. “Le parole per dirlo”, infatti, le ri-trovo per bocca delle mie madri. Questo è il punto più importante del mio cammino.

Di una cosa sono certa: la comunità dei mortali, rifugge sia dalla vita sia dalla consapevolezza che noi siamo sempre in due: qualcuna aggiunge che siamo in due anche nella democrazia, o è un altro discorso?

Nello spazio pubblico le donne misurano come con quanta facilità si infrangono tutte le idee democratiche dell’essere eguale a qualcosa/qualcuno. Sebbene, a far mente locale, nell’epoca della post-modernità l’eguaglianza ha raggiunto il suo significante apogeo: un ritornello mediatico che respinge ogni rappresentazione della differenza.

Chiamasi globalizzazione o incontrollabile afasia di chi non ha più parole.

Diversità, così come pensiero della differenza, non è il merito che si evidenzia per contrasto all’imbecillità. Né una etnia. Non si tratta neanche di una cernita che divide ciò che interessa dalle sue scorie. Né di una opposizione tra due o più cose che si negano, non si tratta neppure di una contraddizione che sfilaccia una indivisibilità.

Si tratta semplicemente di un modo di stare (o di essere) nel mondo, quel mondo che è nato da lei.

Anno edizione

2007

In commercio dal

15/11/2007

Anno edizione

2007

In commercio dal

15/11/2007

Pagine

155

EAN

9788888245798

Pagine

155

EAN

9788888245798

Share