Domine non sum dignus

Due uomini in una stanza: un moribondo e il suo confessore.

All’esterno, un’epoca travagliata e colma di fermenti. Un mondo politico ed ecclesiastico che non crede a una conversione in punto di morte. Un religioso che deve rendere conto ai suoi superiori, che difende strenuamente il segreto del suo mandato, che paga il suo operato a caro prezzo.

La vicenda è narrata attraverso le voci dei testimoni e degli storici, le lettere e le memorie. Numerose e dettagliate citazioni completano il quadro di un avvenimento tuttora avvolto nel mistero.

Il confessore, padre Giacomo da Poirino, ha l’ingrato compito di comunicare e confermare questa conversione così controversa e di sopportare una sorta di martirio morale.

In queste pagine la figura di Camillo Cavour perde la sua rigidità iconografica per diventare quella di un uomo del suo tempo che ha amici e avversari, passioni e simpatie. Dalla precisa narrazione degli eventi che fanno parte del nostro passato emergono gli aspetti della vita normale di colui che i libri di scuola hanno da sempre costretto nel ruolo di personaggio storico. L’espressione pensosa e quello sguardo che si intravvede dietro ai piccoli occhiali dalle lenti rotonde acquistano così un diverso significato.