La forma più in uso è il monologo: quel parlare a se stessi, anche in presenza di altri. Nel monologo la quantità delle parole abbonda, è arte fina, passa attraverso locuzioni ricercate, citazioni colte, utilizzo reiterato dell’io, o del noi. Altra forma è il dialogo, scienza più difficile e meno usata che richiede attenzione e rispetto dell’interlocutore. Se non c’è rispetto non c’è dialogo.
Scrivere un libro è come stare in equilibrio su una fune tra la tentazione del monologo e l’apertura al dialogo, ma questa posizione scomoda offre il grande vantaggio di avere il tempo e l’opportunità di esprimere le proprie idee.