La cornetta del telefono gli era caduta di mano, le monete erano rotolate via; sparse in mezzo alla strada, sembravano tre monete d'oro finto.
Recuperare il corpo non era stato facile: il vetro della cabina, rompendosi, lo aveva tranciato in due all'altezza della vita. Nel pulsare ribollente del macello navigava una fototessera che lo ritraeva insieme a una sconosciuta.
Chi sei, ragazza?, aveva pensato Alexia quando le avevano messo in mano quel quadratino incredibilmente intatto, avvolto in un pezzo di cellofan.
Lo saprai mai, che mio fratello è morto?
Tre racconti di insolita eleganza, ricchi di ironia e di consapevolezza, uniti da un filo conduttore che è la vita stessa, con i suoi percorsi incrociati, spesso beffardi. È proprio il destino il vero protagonista di queste storie: attraversa di continuo le strade dei personaggi, li costringe a desiderare e soffrire, a rimpiangere il non fatto, il non detto. Irrompe nelle vite dei personaggi senza pietà, talvolta con assurda violenza, talvolta con perfidia sottile. Dispettoso, il fato si diverte a giocare con i sentimenti, come un gatto con il topo. E così fa l’autrice con le parole, creando uno stile molto diretto, personalissimo. In Tre monete d’oro finto due ragazzi, confrontati con l’assoluto dell’amore nascente, vivono il breve momento che è stato donato loro. Le lampade di Wood e Bel fermaglio Miss Trotto ci raccontano di uomini e donne adulti in bilico fra cinismo e voglia di illudersi ancora, fra menzogne passate e verità tardive: tre storie che, difficili da dimenticare, lasciano un segno persistente e più di un sorriso agrodolce.